La figlia di Babbo Natale


Adesso mentre il vento soffiava avvolgendo la grande casa in legno in un turbine di neve, il vecchio si pentiva delle sue parole, di quel che le aveva detto a proposito della tradizione e della barba. Non faceva che pensarci da settimane. Aveva ragione suo nipote Juniper, era solo un vecchio, uno stupido vecchio! Non che lui glielo avesse mai detto, intendiamoci, ma sapeva che lui lo pensava, lo capiva da come lo trattava. Eppure era lui l’unico maschio della famiglia e… c’era poco da fare.
Si sporse dalla sedia e con la punta delle dita fece per prendere una delle buste sulla scrivania. Al suo fianco il giovane alto e magro, con indosso un bellissimo completo rosso dal taglio elegante digitava velocemente sulla tastiera del computer. Con la coda dell’occhio si accorse del gesto del vecchio e si voltò stizzito.
«Zio! Non toccare nulla per favore!» lo rimproverò. «Non toccare nulla per l’amor del cielo, che mi scombini tutto!»
Il vecchio ritirò la mano, guardò la piccola pila di lettere sulla scrivania e sospirò.
«Non capisco perché si ostinino a mandare ancora delle lettere!» sbottò il giovane. «Per fortuna quest’anno sono poche centinaia. Fanno perdere un sacco di tempo. Sono un vero inghippo per la produzione!»
«Potrei occuparmene io…» azzardò il vecchio.
«Ma no, no, le passerò allo scanner, tu non preoccuparti, devi riposare zio!»
Il vecchio socchiuse gli occhi e ricordò quando, fino a pochi anni prima, lui e Natalie le aprivano e le leggevano insieme e quella stanza straripava di letterine giunte da tutto il globo e scritte in tutte le lingue del mondo. E non c’era nemmeno il traduttore automatico. Com’era bello leggerle assieme, vedere le carte di tipo diverso, i disegni dei bambini e le diverse calligrafie; le macchie di marmellata e perfino qualche lacrima alle volte, di chi scrivendo domandava qualcosa di veramente importante.
«Se tutti usassero la mail, o il forum contatti non perderemmo tempo!» disse Juniper parlando come fra sé. «Guarda qua!» E con l’indice magro premette il mouse e subito sullo schermo iniziarono a scorrere migliaia di righe scure e di caratteri simili a branchi di formiche impazzite.
«Vedi? Ecco altre mail che arrivano e mentre arrivano il software che ho realizzato le divide automaticamente per paese di provenienza e per tipi di richiesta, senza nemmeno bisogno di tradurle o di leggerle! E poi attribuisce a ciascuna mail il codice a barre e stampa l’adesivo dell’indirizzo.
Il vecchio sospirò ancora lisciandosi con le dita la lunga barba bianca. «Io, Natalie e gli elfi, invece, facevamo tutto a mano, occorreva leggere e tradurre ogni lettera!» disse e indicò i grandi e polverosi dizionari rilegati in pelle che giacevano dimenticati su un enorme scaffale.
Il giovane esplose in una risata di scherno: «Scusa se te lo dico ma… Insomma, roba da trogloditi caro zio! I tempi sono cambiati! Non ho fatto un master in gestione globale del regalo per niente io! Non c’è più bisogno di leggere tutte quelle scemenze, il software identifica il regalo: cavallo a dondolo, consolle da video games, bambola… e cestina automaticamente tutte le richieste assurde, che, guarda caso sono quasi sempre cartacee. Richiesta come: Che papà ritorni a casa! Guarda questa: una bambina giapponese che chiede a Babbo Natale che sua nonna guarisca. Chiedi un drone volante! Un aquilone se sei proprio all’antica, porta tua nonna in ospedale e non rompere! E chi siamo noi! L’esercito della salvezza!» E così dicendo accartocciò la letterina rosa e la lanciò nel cestino al suo fianco insieme a molte altre.
«Adesso scusami ma vado a vedere come procedono le cose in produzione! Aspettami qui!»
«Non Juniper, voglio venire anch’io, è da quando mi sono ammalato che non vedo la produzione.»
«Se insisti, lascia che ti mostri i cambiamenti che ho apportato caro zietto!» e spinse la carrozzina su cui sedeva il vecchio fino all’enorme magazzino spalancandone la porta di pesante quercia.
«Ma dove sono tutti? Che fine hanno fatto gli elfi?!»
«Li ho licenziati! Un costo superfluo, con tutte le tisane che si bevevano. Non ha senso mantenere qui una fabbrica di giocattoli capisci? Subappaltiamo in Cina! Ho tenuto solo Pot Licker per trasmettere gli ordini al computer e rispondere al telefono.
Il piccolo elfo alzò la mano e salutò il vecchio principale con un’espressione molto triste.
Solo l’anno prima si rideva e si cantava lì dentro fra colori, scherzi, seghe a nastro, torni e pennelli. Tutto era accatastato in un angolo, messo da parte, come lui.
«E per la consegna?» domandò il vecchio presagendo qualcosa di terribile.
«Convenzioni vantaggiose con corrieri di tutto il mondo e posta aeronavale!»
«E le mie renne?»
«Le ho liberate, via, aria, un costo di meno!»
«Ma moriranno di fame con tutta questa neve! E la notte di Natale come farai senza di loro a fare in tempo!»
«I regali partono con due, a volte anche tre settimane di anticipo!»
«Ma così non puoi sapere quando arrivano! Devono arrivare la notte di Natale!» urlò il vecchio terrorizzato e iniziò a tossire.
«Particolari Zio, fossi matto a andarmene in giro di notte, per prendermi i reumatismi o la bronchite che ti sei beccato tu l’anno scorso. La notte di Natale io dormo! E poi i camini con le stufe a pellet sono troppo stretti oggigiorno!»
Non finì la frase che una folata di vento aprì una delle grandi finestre facendo entrare un turbine di neve. Juniper imprecò e corse a chiuderla.
«Brrr, che freddo!» esclamò contrariato. «Sto seriamente pensando di trasferire l’attività a Singapore o in qualche paradiso tropicale: Sole! Manodopera meno costosa, niente tasse!»
Il vecchio si sentì mancare il fiato.
«Ma la nostra famiglia abita e lavora al Polo Nord da generazioni!»
«Caro zio, lasciamelo dire, dal punto di vista logistico è una vera cretinata e triplica tutti i costi!»
«Ma la poesia, vuoi mettere la poesia!»
«La poesia è roba vecchia. La gente vuole regali, merci, trastulli, non poesia! Comunque il marketing e gli illustratori continueranno a raccontare la fiaba del polo nord. E la mail sarà babbonatale@polo-nord.juniper.com!»
«Ma sarà come mentire! Te lo proibisco!» urlò il vecchio divenendo rosso.
«Su, su, lascia fare a me caro zietto!» lo blandì il nipote sfregandosi le mani. «Con 7 miliardi di persone e due miliardi di bambini che chiedono regali, guarda caso, per nostra fortuna, sono sempre i più ricchi a chiedere, occorre essere efficienti ed efficaci zio! E adesso vai a dormire!»
«Sei sempre stato uno strano bambino Juniper…» mormorò il vecchio sentendosi molto stanco. «Buonanotte!» e si avviò. Passando di fianco al cestino della carta raccolse qualcosa.
Una volta in camera accese il lume, spiegò la lettera di carta di riso rosa. La lesse. Dopo tanti anni di pratica conosceva il giapponese e quasi tutte le lingue del mondo.
«Caro Babbo Natale, fa che mia nonna guarisca!»
Si commosse. Ancora una settimana e sarebbe stato Natale.
Estrasse di tasca il suo telefono satellitare. Checché ne pensasse Juniper, il figlio di sua sorella, non era proprio così digiuno di tecnologie lui! Compose il numero.
Una voce di donna assonnata rispose dall’altra parte.
«Pronto Natalie? Sei tu?»
«Papà? Che succede, stai bene?»
«Sì, insomma… volevo…?»
«Sì?»
«Natalie, bambina mia ritorna ti prego, il Natale ha bisogno di te! Juniper ha liberato le renne, va recuperato Campanellino… sì, insomma…»
«Ma… la tradizione?» mormorò la donna, cercando di trattenere le lacrime. «Lo sai vero che non mi farò mai crescere la barba?»
«Lo so, non importa. Nessuno meglio di te saprà rispettare la tradizione. Vieni bambina mia, c’è tanto lavoro da fare e…»
«Sì?»
«Scusami…»
«Fa niente, sto arrivando!»
«Ah! Natalie!»
«Sì?»
«Solo una cosa, sulla quale vorrei che fossimo d’accordo: Il prossimo anno, e in quelli a venire… niente regali a chi manda una mail!»

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