UNA STORIA DA GRANDI

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“Triste il Paese che ha bisogno di eroi” Bertolt Brecht

È più forte di noi, è un vizio antico. Ci raccontiamo sempre la stessa storia ed è una storia da bambini, da persone che non crescono mai. È la storia dell’eroe salvatore che giunge a mettere le cose a posto, il condottiero, il Messia, il martire, l’uomo della provvidenza con poteri e doti straordinarie. Colui che è onesto anche per noi, coraggioso anche per noi, pronto al sacrificio anche per noi. Qualcuno da supportare, per cui tifare, che ci permetta di stare al caldo nelle nostre case mentre lui avanza e sconfigge il male e risolve ogni problema al posto nostro e per noi. La storia politica italiana a destra e a sinistra è disseminata di uomini della provvidenza più o meno riusciti. Da Benito Mussolini a Silvio Berlusconi, a Matteo Renzi, costoro avranno tanto più successo quanto più la loro narrazione sarà semplice, populista, capace di far sognare. Se la narrazione è troppo difficile, il leader poco affascinante, di solito va poco lontano, ma se ce la sa appena un po’, saremo pronti a seguirlo fino alla rovina o a sostituirlo in corsa con un update, un nuovo uomo della provvidenza in cui credere, capace a suo dire, di arrivare e in tre giorni risolvere ogni cosa a nostro favore.
Inevitabilmente si rimane delusi quando la fiaba si scontra con la realtà e si scopre che il nostro leader è più sensibile ai suoi interessi che hai nostri, che ascolta di più i vari gruppi d’affari e d’interesse che noi. Allora, la narrazione cambia, e entra nella “fase Piazzale Loreto”, più o meno simbolica. Scioperi di chi perde il lavoro e i diritti, scontri con la polizia, e così via. Solo alcuni elettori e fans rimangono fedeli al leader fino alla fine, così identificati con lui da non poter ammettere l’evidenza per non doversi dichiarare a loro volta falliti.
Ci sono poi gli eroi veri, coloro che davvero hanno creduto nei principi della legge e della Costituzione e hanno pagato di persona: i martiri. Falcone, Borsellino, Impastato e tanti altri, persone straordinarie, spesso lasciate sole dal potere, dallo Stato e dalle istituzioni. Storie finite male, ma vere, autentiche, niente demagogia, propagande elettorali, spesso solo lavoro quotidiano e sacrificio doloroso, che diventa pubblico al momento del suo epilogo. Questa storie ci piacciono perché, sebbene non siano a lieto fine, ne abbiamo tanto bisogno per purificarci, per illudersi che esista una possibilità, che un’altra storia italiana possa avere la meglio. Ricordandoli e celebrandoli ci illudiamo tutti, non solo coloro che vivono attivamente su quella strada, di assomigliargli un po’.
Siamo un Paese che non cresce, non solo economicamente, ma soprattutto emotivamente. Che non diventa mai grande e non sa raccontarsi un’altra storia, meno mitica e meno utopica, meno da bambini, ma più difficile e complessa. Una storia dove non c’è un solo grande eroe uomo della provvidenza, dove non ci sono martiri impegnati a lottare contro tutto e tutti, ma ci sono tanti cittadini che fanno il loro dovere e rispettano la legge. Meno eroi e più brave persone, insomma. Di questo abbiamo bisogno. Persone che pagano le tasse, professionisti e artigiani che fanno la ricevuta fiscale, commercianti che fanno gli scontrini, cittadini che non fanno i furbetti ma sanno dire di no alla lusinghe del potere. Imprenditori onesti e attenti al territorio in cui operano, politici che pensano alla cosa pubblica e non solo a se stessi, amministratori sordi alle richieste dei gruppi di pressione e orientati al bene comune, insegnanti che si adoperano per educare al meglio e aggiornarsi, medici che curano a prescindere dagli interessi delle case farmaceutiche, e così via.
Questa è un’altra storia tutta da scrivere, una storia da grandi, dove il Paese e la sua classe dirigente cambiano perché a cambiare, a diventare grandi, a fare uno sforzo quotidiano di eticità e coerenza siamo noi per primi. Un Paese che non ha bisogno di eroi e di uomini della provvidenza ma di raccontarsi una storia da grandi, di una vera e propria rivoluzione culturale.

5 thoughts on “UNA STORIA DA GRANDI

  1. Fabrizio sapevo delle tue tantissime qualità ma non ti sapevo anche fotografo. Il fatto è che stiamo proprio scivolando e neppure si fa la fatica di pensare. Ognuno concentrato nei suoi sforzi o nella sua furbizia, sempre nell’illusione che poi passi.
    Non passa. Passiamo noi e chi viene al nostro posto trova un cibo andato a male, una casa diroccata, dei vestiti tarmati. Eppure ce ne è di gente formidabile: vedo delle maestre e dei maestri eccezionali, degli eroi quotidiani davvero coraggiosi. E allora, come nella storia dello specchio rotto, chiniamoci a raccogliere le piccole schegge di luce, senza perdere di vista i mostri che invadono le nostre vite.

  2. Purtroppo dimentichiamo che i grandi cambiamenti partono dal basso …Se aspettiamo il giusto intervento della classe dirigente la barca affonda.
    La maggior parte dei cittadini italiani si lamenta ma si impegna poco a lottare per lza tutela dei propri diritti. Molto spesso un diritto viene sostituito da una concessione attraverso la raccomandazione alla persona “potente”

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