DUE PENSIERI SU CRISI DEL LIBRO, AUTORI EMERGENTI E NEVROSI DEL MERCATO.

bambini obesi

(foto tratta dal sito www.puoicambiare.com)

Per anni si è detto che il settore editoriale stava e sta a galla grazie al boom che i libri per ragazzi hanno avuto negli ultimi decenni. Complici anche alcuni fenomeni editoriali come Harry Potter e altri, gli editori hanno investito in nuovi autori, nuove proposte, anche italiane.
In un momento già difficile per gli autori emergenti italiani io sono “venuto alla luce” nel 2006 e piano, piano, libro dopo libro ho ottenuto il mio spazio e i mie riconoscimenti, ultimo fra tutti il Premio Andersen Miglior Scrittore 2014. Non si può nel mio caso, avendo scelto la strada della qualità e di libri che rifiutano i giochini alla moda e del marketing, parlare di grandi numeri e grandi vendite, ma qualche piccola sorpresa e soddisfazione posso dire ad oggi di averla avuta, anche a livello internazionale. Insomma, solo per dire che continuo a fare libri e “questo mestiere” meglio che posso, solo se le storie vengono etc, etc. e sentendomi quasi quotidianamente con agenti, editori, colleghi autori, illustratori, librai e bibliotecari ho un punto di vista privilegiato sul settore. Ora, proprio da questo osservatorio privilegiato vorrei fare due considerazioni legate a ciò che vedo accadere intorno e alla contrazione del mercato del libro anche per ragazzi. Una contrazione che, ripeto, pur non avendo mai vissuto grandissime tirature, riguarda anche me e i mie lettori. Tanto che il mio editore di riferimento mi dice quest’anno, l’anno dell’Andersen, che non vuole una novità per Bologna, cosa che da cinque anni è invece sempre accaduta, volendo dare maggior respiro al libro precedente.
Questa semplice notazione mi suscita due pensieri e sentimenti contrastanti, l’uno negativo e l’altro positivo, quasi una speranza diciamo.
Il pensiero negativo è presto spiegato, l’amarezza di non avere una novità romanzo a Bologna per la prima vota dal 2008, ma insomma, sinceramente, niente di che, avrò altri libri creativi che usciranno a Bologna, racconti saranno appena usciti a novembre, e un romanzo che uscirà nel 2015. Insomma, davvero non è un problema. E sarebbe bello se questo dipendesse dal normale alternarsi delle cose, vale a dire giovani autori che arrivano, costituiscono una novità e prendono un po’ di spazio degli autori più consolidati. Temo, invece, che non sia così, che il problema sia proprio riferito ai giovani autori italiani e questa è la parte veramente negativa del primo pensiero: “Se io che sono quel poco che sono, salto il giro di Bologna perché le cose non vanno bene e si fanno meno libri, che fatica deve fare un giovane per farsi pubblicare?”
Era già difficile nel 2008, quando ho pubblicato grazie alla scelta di Donatella Ziliotto “Alice e i Nibelunghi”, adesso, se dovessero togliermi dieci anni e farmi ricominciare daccapo, lo sarebbe ancora di più, sarebbe veramente difficile!
Eppure, una cosa è certa, se girano meno soldi nelle nostre tasche, anche noi che amiamo i libri finiamo per comprarne di meno. Spesso ci affidiamo ai classici, o agli autori consolidati, troppo spesso scegliamo un autore straniero che viene comprato e tradotto dall’editore con risparmio di tempo e di denaro rispetto all’italiano. Sì, lo straniero, almeno che non sia famosissimo, costa di meno, basta tradurlo. L’italiano va seguito, editato, e fa impiegare più tempo e risorse. Per farlo con un nuovo autore, bisogna avere voglia e coraggio e assumersi il rischio.
Il mio appello allora è il seguente:
Compriamo più libri possibile nonostante il momento di difficoltà;
Quando è possibile, la maggior parte delle volte, cerchiamo di scegliere autori italiani (non si tratta di nazionalismo, ma di favorire e far emergere le nostre voci e le nostre storie);
Preferiamo gli autori giovani e non, ma emergenti e di qualità a quelli consolidati (fra cui mi metto oramai anch’io) per dar loro la possibilità di “farsi” e per premiare gli editori più coraggiosi e che investono di più sugli italiani e la ricerca di nuovi autori.

Allora, se il pensiero negativo era questo, vale a dire la preoccupazione per i giovani e meno giovani autori emergenti italiani, quello positivo riguarda quel “dare maggior respiro al libro precedente” che il mio editore tira fuori come spiegazione della non necessità di un altro mio romanzo sul mercato a solo un anno di distanza dal precedente.
Siamo un Paese in cui si legge poco, anzi, pochissimo e dove le famiglie fanno fatica alle volte a comperare più di uno o due libri ai bambini in un anno, tolti gli scolastici, naturalmente.
Ciò nonostante si producono libri in continuazione, in libreria ogni giorno arrivano novità e cambiano gli scaffali. I distributori vogliono le novità, i librari vogliono le novità, gli editori producono novità, gli scrittori scrivono novità, le banche anticipano i soldi su ogni libro fatto o che so io, in una corsa nevrotica che fa sì che i libri passino dalla libreria ma non vi si possano trovare. Per trovare tre, quattro libri, non sempre gli stessi, nel settore ragazzi di una grande libreria, ho dovuto attendere di averne pubblicati, fra romanzi e libri creativi, trentuno.
La metafora è quella di un bambino obeso, il mercato, che non ha più fame e che noi continuiamo a rimpinzare forzatamente anche se risputa fuori il cibo (le rese). Un cibo che spesso è anche cattivo. Naturalmente quel che il bambino-mercato ama di più è il cibo spazzatura, colorato e zuccherato, le varie Beppe Pig di turno che vanno sempre alla grande.
Se la crisi, che prima di essere economica è sempre culturale, servisse, come mi annuncia il mio editore nel mio caso, a far rallentare questa macchina folle e nevrotica che cerca di “mangiare l’uovo dentro la gallina”, a dar respiro e ospitalità in libreria ai libri dandogli il tempo di vivere e di essere letti, ecco, questa sì che sarebbe una bella notizia, credo.

2 thoughts on “DUE PENSIERI SU CRISI DEL LIBRO, AUTORI EMERGENTI E NEVROSI DEL MERCATO.

  1. Grazie per le tue parole… Non so se sono giovane/emergente (ho 34 anni) e non so nemmeno se sono un’autrice (all’attivo ho qualche pubblicazione con piccoli editori), ma so che leggendoti mi sono sentita meno sola e spaesata. Ci credi?

  2. Secondo me, i due pensieri/sentimenti sono plausibili. Ma mi piace di più quello positivo. Antonio Scurati ha pubblicato questo articolo (che ho tradotto poco fa per una rivista brasiliana), che tratta giustamente della questione delle novità editoriali:
    http://www.lastampa.it/2014/01/07/cultura/tuttolibri/cari-editori-pubblicate-meno-non-si-campa-di-soli-bestseller-cthDdJetBNFcJEiGuGQUNM/pagina.html
    Mi viene da pensare a quel che dice Edgar Morin, sociologo francese, che nella nostra società esiste “un’inanizione dell’innovazione”. Apprezzo l’idea di che i libri non abbiano una vita da farfalla, che possano essere oggetti d’affetto anche dalla parte degli editori. Un abbraccio, Fabrizio.

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