LA SPESA

calo dei consumi“Ma non cara, vado io! Devo prendere anche una birra e qualche pistacchio senza sale per stasera!”
Sono contro gli stereotipi di genere e poi… il fatto è che mi piace fare la spesa. Ci vuole cultura per fare la spesa. Fare la spesa è come votare, una cosa seria.
Così sono andato a fare spesa al mio supermercato. Con la stessa auto, sempre quella. Anche se ogni tanto, sempre più spesso, penso che adesso ci sono auto con i sensori di parcheggio, alcune ti leggono l’SMS. Che buffe. Quasi quasi mi prendo un SUV. No, non vado mai per i boschi, poi si graffierebbe, ma alla mia età il SUV, fa così maschio. Maschio arrivato. Ray-ban e SUV, un binomio irrinunciabile.
Parcheggio, prendo il carrello. Lui mi si avvicina, sorride. È nero. “Cazzo ridi?” penso. Ma già, non ha problemi lui, è giovane, rifugiato o clandestino, niente tasse, niente moglie, figli da portare di qua e di là. La gioventù, che bella cosa. Che altro serve quando c’è? Ce l’avessi io!
Come? Un Euro? Faccio finta di non vederlo, di non sentirlo, come fosse trasparente. Che sfacciato. Ma la dignità, dico io, la dignità? E poi sarebbe bella dovessi dare un euro a tutti quelli che incontro! Fra un po’ sono più loro di noi!
“Loro di noi…” no, ma no che non sono razzista! Mi è scappato, sono di centrosinistra io. Sono mica un leghista stronzo io. Ho letto Brecht, Sciascia, ho studiato io! Avevo anche un amico gay. Poi ci siamo persi di vista. Non chiama mai: “Brutto frocio!” Si fa per dire, naturalmente, amorevolmente.
Quasi quasi mi sento stronzo. Mi vedo da fuori. Io che scappo, lui che abbassa gli occhi. No, non mi piaccio. Quasi quasi torno indietro e chiamo il ragazzo. Ragazzo, mica tanto, c’avrà 35 anni. Ho la mano in tasca, cerco una moneta, mi ostacola la chiave elettronica della mia Golf. Eccola. Torno indietro, non torno indietro? La palpo. Palpo la moneta senza tirarla fuori. Saranno cinquanta centesimi o un euro?
Cos’è che ha mormorato? “Fame, panino!” che paraculi. Tutti la stessa frase “Hanno tutti fame… fame di panino poi… fa neanche bene… ma come glielo spieghi?”.
Sì, adesso torno indietro, lo chiamo, gli sorrido, gli lascio cadere l’euro dall’alto nel palmo della mano. Mi dirà grazie capo. Io mi guarderò intorno per vedere se qualcuno mi guarda. Farò un gesto come dire, lascia perdere. Che bella figura se mi vedessero tutti. “Che bel democratico!” “Niente, niente!” dirò, “non mi ringraziare, una sciocchezzuola!” Bello, sì, ne ho bisogno, una questione di autostima. Ho deciso, lo faccio!
Mi volto, estraggo la mano dalla tasca. Faccio un passo verso di lui, è a cento metri che chiede ad altri, ci sono diverse persone, bene. Poi mentre mi avvio apro la mano, guardo la moneta.
“E no cazzo! Questi son due euro! E chi sono io, babbo Natale?!”
Rapido dietrofront. Inserisco la moneta e prendo il carrello. Che bello! Due euro di carrello che poi… si possono recuperare.
Basta pensieri. Pago le tasse io, tante… dovrebbe pensarci lo Stato. Non io… lo Stato…
Il supermercato mi fa star bene. È sempre lo stesso, è fresco, sempre pieno di merci. È una libidine. So come comportarmi qui. La frutta solo di stagione, meglio biologica, a volte perfino eco e solidale. Non bevo latte, non mangio carne, fa male, mi devo preservare. Per produrre una proteina di carne ne occorrono sette vegetali. E poi tutto quel dolore, poveri animali. Per questo tante nocciole, semi, banane! Fa bene! Ma cavolo… a tutto c’è un limite, sono mica una scimmia! Sono mica un pappagallo! Stasera vada per un bisteccone, che di un bel bisteccone non è mai morto nessuno. Basta non dirlo a nessuno. Sono vegetariano, fa tanto intellettuale. C’è una guerra in Africa, lo so, mi tengo aggiornato, compro sempre il giornale. Sospiro. C’è poco da fare. Ecco l’avocado, come mi piace l’avocado. Con i gamberetti poi. ZAC, nel carrello!
Dice che nel mediterraneo son tornati i dentici, erano spariti, non compro i dentici perché si nutrono dei cadaveri degli immigrati dei barconi, non compro neanche il persico perché ho sentito dire che in Ruwanda durante il genocidio gettavano i cadaveri nel lago, i persici ci si sono ingrassati. Niente dentici e niente persici! Che rigore morale! Quanto sono umano! Non li compro perché sono informato! Consapevole! Preparato. Meglio il salmone, colorato di rosso, al naturale.
Compro il baccalà. Sì lo so, si sta estinguendo, li catturano sempre più piccoli, come la storia del tonno pinne gialle. Che palle! Qualcosa si dovrà pur mangiare. E poi io sono trent’anni che compro baccalà, basta scegliere il più grosso e il problema è risolto.
Ah! Già i datteri, i datteri a colazione! Li adoro, zuccheri semplici, fanno bene, anche alla questione palestinese, credo. E poi le arance israeliane, per equità. E anche perché non ho ancora deciso da che parte stare. Fenomeno complesso. Fino a trent’anni dipendeva dalla figa con cui stavo parlando. Modestamente ero un mago nell’intuire se erano ebree o socialiste rivoluzionarie.
Questo ISIS è veramente preoccupante, per la cresima del bambino devo ricordarmi lo spumante. Non il prosecco di Zaia no! Così impara a fare la monocoltura! Guardo Report io! Non mi si coglie impreparato!
Ora però quel bel paio di scarpe mi guarda in un certo modo. Ho quarantadue paia di scarpe, è vero metto sempre le solite, ma intanto ce le ho. So che unendo la plastica delle suole delle scarpe di tutti gli abitanti della terra viene fuori un continente di scarpe di plastica che non ci saremo digeriti da qui a duemila anni. Una vergogna! So tutto, so che non sappiamo frenare, limitarci, adoro la decrescita felice, detesto il PIL come unico indicatore. Lo so il prodotto interno lordo non misura la felicità! Cazzo quante cose so! Che bel righino fosforescente però.
L’avessi avute negli anni ’70, quand’ero bambino, un paio di scarpe così. Andrea ce l’aveva, erano ricchi loro. Come è bello tenere questa scarpa in mano, una scarpa giovane, scattante, sportiva. Puzza di plastica ma, improvvisamente: come la desidero! Ma insomma, devo sempre salvare il mondo tutto da solo!? Sapete che vi dico? Me la merito, se la merita quel povero me bambino degli anni ’70 che andava in giro con orribili scarpe da mercatino rionale. Lavoro, guadagno, me le merito.
Centocinquanta euro… Azzo! Il ragazzo di prima, nel parcheggio, se li manda alla moglie ci compra una casa, lui qui ci vive tre settimane. Per forza, viviamo in una società multistorica, lui è là… anni 50 e io sono qua: 2014. Colpa mia? Postmoderno. Le provo. Come ci sto comodo! Le tolgo, mi guardo intorno come un ladro e le lascio cadere nel carrello. Tanto ho la carta di credito. Basta ricordarsi il PIN.
Via via veloce, che se mi viene da pensare al bambino indiano legato al telaio mi rovino la festa e addio scarpe. E poi non è vero è diffamazione… no la Nike, la Nike no!
Quaranta gradi quest’estate, riscaldamento del pianeta, come si rimedia? Mah, che posso farci io? Poco: Condizionatore e docce, tante docce.
“Fai veloce che manca l’acqua nel mondo!” Mi urla la mia compagna illuminata. È mia moglie, ma la mia compagna fa tanto alternativo. Ma che c’entra, le spiego, dimmi come può la mia acqua finire in Africa o dove manca, qui l’acqua c’è. Il problema vero non sono io, sono le tubature, sono rotte, le perdite, la sprechiamo, lasciami fare la doccia in santa pace! Risciaquo! Come cantava Gaber.
Trenta minuti di doccia per un pover’uomo che lavora… mi pare il minimo. Eccoci reparto shampoo, creme, pomatine, cotton fioc. Bisogna curarsi, volersi bene. Mi occorrerebbe un altro carrello. Poi devo passare in farmacia, ho un po’ d’ansia, e in erboristeria, dall’omeopata, dall’osteopata. Alternativo, ma con il rinforzino chimico perché deve funzionare. Ho un difetto, piccolo piccolo, quando soffro non so aspettare. Sì, devo ricordarmi di andare in farmacia e in erboristeria perché c’è già così tanto dolore nel mondo e anch’io… ho un inizio d’artrosi e non vorrei contribuire.
Passo di fronte alla libreria. Sospiro. Da quanto non compro più un libro? Una volta leggevo tanto, ora non ho tempo, mi addormento, ma ascolto la radio, guardo la TV… vado a teatro, al cinema. Un libro lo comprerò quest’estate al mare. Ne ho letti così tanti all’università. Adesso codice PIN e Zac, a casa.
Bestia che caldo nel parcheggio, l’auto sarà un forno. Davvero il mondo sta per finire, meno male che l’ipermercato è sempre uguale, sempre ben fornito, fresco, rassicurante, solidale.
Di nuovo tu, o almeno somigli a quello di prima.
“Come? vuoi il carrello?”
“Ma sai quanto ho speso, 300 euro di spesa! Sai quanto vale questo carrello, 302 euro!!”
“Ah! Non è una rapina? Lo vuoi vuoto… scusa…”.
“Anche vuoto però cavolo… sono sempre due euro…” penso.
La bionda mi guarda mentre prende il suo carrello. Magari pensa: “Guarda che spilorcio” o peggio “Che vecchio spilorcio!”
La guardo, le sorrido. Dico al ragazzo: “Prendilo pure!” e poi butto lì distrattamente. “Ci sono DUE EURO!”
Anche lei mi sorride. Un sorriso strano, tirato.
Il ragazzo ringrazia, cavolo quanto ringrazia, è imbarazzante. Continua. Che fa smette di già? Si allontana. Peccato. Ingrato!
“Quanto rompono questi negri, e lei gli dà anche i soldi!” mi dice, improvvisamente scontrosa la bionda.
“Brutta troia!” penso. “ Troia Razzista!” e chiudo la bauliera sdegnato. A proposito, la riapro. Un’ultima occhiata, mica è sparito nulla? Sapete nel parlare, nel guardare la bionda razzista che… , fra l’altro, non era nulla di che.”
M’è costata due euro. Puttana!
Esco dal parcheggio. “La vita potrebbe essere bella”, penso. “Se solo la gente fosse più… più come me… ecco tutto!”.
Scaricata la spesa la vicina mi dice che ha la mia posta, gliel’ha lasciata il postino. Che gentile. Come si vive bene nel mio quartiere. Una lettera dall’azienda. UNA PROMOZIONE? La apro, con mani febbrili. Leggo senza capire. Rileggo, ESUBERO, E-S-U-B-E-R-O!
Ma… deve esserci un errore, ma allora volete che mi incazzi, io non ho mai fatto una manifestazione, mai votato troppo a destra e nemmeno troppo a sinistra, ma adesso io mi incazzo! Devo fare la spesa io! C’ho la PS4 da comprare ad Enrichetto per la cresima, c’ho delle esigenze io, l’auto da cambiare, il mutuo da pagare! Ma alla mia età dove vado a lavorare? Ma io mi incateno ai cancelli, io salgo sulla torre di Pisa e minaccio di buttarmi giù. Non ne posso più di tutti questi stranieri, del governo, dei politici ladri, della disoccupazione, ho da fare la spesa, da andare al supermercato, sono un moderato, un laureato, chiedo così poco e voi adesso volete farmi questo?!!! Questo proprio a me! Attenzione perché mi avete proprio rotto le balle. Questo a me non me lo dovevate fare, io faccio una guerra, una rivoluzione, uccido, metto una bomba, faccio franare la nazioneeeee!!!!

Non oggi però, domani. Sono veramente incazzato, ma prima c’è la Juve in finale, me la guardo, mi rilasso, ci rifletto e poi domani… la rivoluzione a questi stronzi non gliela leva nessuno! Se perde la Juve poi, non vorrei essere nei loro panni! Domani gli faccio un post su Facebook che se lo ricordano finché campano!
Ecco che inizia. Respiro. Manca qualcosa. NOOOOOOO!!!!!
Cavolo, mi sono dimenticato la birra e i pistacchi.
Vita di merda!